Riceviamo dalla Dottoressa Laura Rapanà psicologa e psicoterapeuta di Roma un interessante articolo sull’isolamento sociale e violenza che riteniamo utile pubblicare perché potrà tornare di positiva utilità per tutte quelle persone che si trovano in situazioni difficili di comunicazione e che possono essere vittime di effetti collaterali gravi.

ISOLAMENTO SOCIALE E VIOLENZA
L’isolamento sociale è un fenomeno che si manifesta quando un individuo sperimenta una mancanza di contatti sociali, connessioni o rapporti interpersonali. È stato oggetto di numerosi studi in molte discipline, compresa la psicologia, la sociologia e la medicina, e la sua incidenza sembra essere in aumento nelle società moderne (Holt-Lunstad et al., 2015). Questo fenomeno può manifestarsi in vari modi, da un semplice ritiro dalla vita sociale a situazioni più severe dove la persona è completamente tagliata fuori dal supporto familiare e comunitario. Importante è riconoscere che l’isolamento sociale non è solo una questione di solitudine emotiva, ma può anche avere implicazioni fisiche e psicologiche profonde. Secondo una serie di studi, infatti, l’isolamento sociale può avere gravi conseguenze sulla salute sia mentale che fisica. Sul fronte mentale, può portare alla depressione, all’ansia e a un aumento del rischio di suicidio (Cacioppo e Hawkley, 2003). Dal punto di vista fisico, l’isolamento sociale è associato a una serie di problemi di salute, tra cui malattie cardiache, ictus e una riduzione generale della longevità (Pantell et al., 2013). È possibile contestualizzare l’isolamento sociale anche nel quadro più ampio della violenza di genere, considerando come le dinamiche di potere e controllo specifiche al genere possano esacerbare e sfruttare questa condizione. Le donne, in particolare, possono essere esposte a un rischio maggiore di isolamento dovuto a stereotipi di genere e aspettative socioculturali, che possono limitare la loro autonomia e accesso a risorse esterne. Nel contesto della violenza domestica e di genere, l’isolamento sociale può agire sia come causa sia come conseguenza. Da un lato, può essere una tattica deliberata utilizzata dall’aggressore per controllare e manipolare la vittima, tagliandola fuori dalle reti di supporto che potrebbero aiutarla a sfuggire o resistere alla situazione di abuso. Dall’altro, le vittime di violenza possono ritrovarsi isolate a causa della vergogna, della paura di non essere credute, o del deterioramento delle loro relazioni sociali causato dallo stress e dal trauma subiti. Comprendere questo legame tra isolamento sociale e violenza di genere, a mio avviso, è cruciale per identificare le strategie più efficaci di prevenzione e intervento, al fine di proteggere le vittime e interrompere i cicli di abuso e violenza che possono devastare vite e comunità.
Diverse ricerche hanno esaminato i fattori che contribuiscono all’isolamento sociale. Tra questi ci sono la perdita di una persona cara, la disoccupazione, la malattia cronica, la disabilità, la povertà e l’emarginazione sociale (Cornwell, Waite, 2009). Un ulteriore fattore può essere considerato anche la pandemia di COVID-19 che ha portato a un aumento dell’isolamento sociale a causa delle misure di distanziamento fisico implementate per contenere il virus (Loades et al., 2020). La pandemia di COVID-19, infatti, ha avuto effetti devastanti su molteplici aspetti della vita quotidiana: le misure di lockdown, la chiusura di luoghi di lavoro e socializzazione, e il distanziamento sociale hanno isolato molte persone, limitando drasticamente le interazioni umane. Questo incremento dell’isolamento ha creato un terreno fertile per l’intensificarsi di tensioni domestiche già esistenti e per l’emergere di nuove dinamiche abusive. Durante la pandemia, molte vittime di violenza domestica si sono trovate chiuse in casa con i propri aggressori, senza la possibilità di sfuggire o di cercare aiuto. Le restrizioni alla mobilità e la chiusura temporanea di molti servizi di supporto hanno ridotto ulteriormente le vie di fuga e le risorse a disposizione delle vittime. Inoltre, la crisi economica scaturita dalla pandemia ha aumentato lo stress e l’ansia, esacerbando le situazioni di abuso e controllo nelle dinamiche domestiche. Studi e rapporti da vari paesi (Chen et al., 2024; Piquero, 2021) hanno segnalato un aumento delle chiamate ai numeri di emergenza per violenza domestica e un maggiore affollamento dei centri di accoglienza per vittime di violenza. Questo trend sottolinea quanto l’isolamento forzato possa essere pericoloso, specialmente per le persone già in situazioni di vulnerabilità. La pandemia ha anche messo in luce la necessità critica di sviluppare strategie di supporto che possano funzionare anche in condizioni di isolamento. È diventato evidente che, oltre a misure immediate di soccorso, sono necessarie strategie a lungo termine per garantire che le reti di supporto siano accessibili anche durante crisi globali. In un mondo sempre più interconnesso, l’ironia della crescente solitudine e dell’isolamento sociale non può essere ignorata. La pandemia di COVID-19 ha peggiorato notevolmente una situazione già in rapido deterioramento, creando quello che molti ora chiamano “l’epidemia di solitudine” (Brooks, 2020).
La prevenzione dell’isolamento sociale e della violenza domestica e di genere richiede un approccio multidimensionale che coinvolga l’intera comunità. Implementare misure preventive efficaci e fornire risorse adeguate alle vittime sono passi cruciali per combattere questi problemi. Esempi potrebbero essere: Campagne informative e di sensibilizzazione perché giocano un ruolo fondamentale nel cambiare le percezioni pubbliche sulla violenza e nell’informare le persone sui segni di abuso. Queste campagne possono aiutare a rompere il silenzio e lo stigma associati alla violenza domestica, incoraggiando le vittime e i testimoni a parlare e a cercare aiuto. Importante è utilizzare diversi media, inclusi social media, televisione, radio e manifesti pubblicitari, per assicurare che il messaggio raggiunga un’ampia audience; reti di supporto comunitario, come i centri di ascolto e le associazioni di quartiere, perché possono fornire assistenza immediata e supporto continuativo alle vittime. Questi servizi includono consigli legali, supporto psicologico, e alloggi sicuri. La formazione di volontari e operatori comunitari su come riconoscere e reagire ai segni di violenza domestica è essenziale per creare una rete di sicurezza efficace; assicurare che le vittime abbiano accesso a risorse vitali, come linee di aiuto nazionali, applicazioni di emergenza per smartphone, e siti web informativi, è fondamentale. Queste risorse possono offrire non solo supporto immediato, ma anche informazioni su come accedere ai servizi di supporto a lungo termine; programmi educativi nelle scuole e nei luoghi di lavoro che trattano le dinamiche della violenza e i modi per prevenirla possono contribuire a ridurre l’incidenza di questi crimini; soprattutto investire su un’educazione affettiva emotiva sin dai primi anni di formazione scolastica credo sia un elemento imprescindibile da una vera e seria prevenzione primaria. La formazione dovrebbe anche essere estesa ai professionisti che potrebbero venire in contatto con le vittime, come medici, infermieri, insegnanti e forze dell’ordine, per assicurare che possano rispondere in modo adeguato e informato; infine, è necessario che ci siano politiche e leggi forti che proteggano le vittime di violenza domestica e puniscano adeguatamente gli aggressori. Le politiche dovrebbero anche promuovere l’equità di genere e combattere le norme culturali e sociali che perpetuano la violenza. Implementando queste misure, si può lavorare verso la riduzione dell’isolamento sociale e della violenza, fornendo alle vittime gli strumenti necessari per ottenere aiuto e costruire una vita più sicura e indipendente.
Una riflessione conclusiva mi porta ad evidenziare l’isolamento sociale come un problema crescente che richiederebbe maggiore attenzione della comunità scientifica e della società in generale. È necessario sostenere gli sforzi per capire meglio le sue cause, le sue conseguenze e per sviluppare interventi efficaci per affrontarlo. Data l’importanza dell’interazione sociale per la salute e il benessere, è essenziale sviluppare interventi efficaci per affrontare l’isolamento sociale e tutelare soprattutto un’età evolutiva che mostra segnali di disagio e di sofferenza in continuo aumento. Questi possono e devono includere programmi di consulenza, attività di gruppo, programmi di mentoring e interventi basati sulla comunità (Masi et al., 2011). La lotta contro l’isolamento sociale e la violenza domestica e di genere è una responsabilità collettiva che richiede un impegno congiunto da parte di individui, comunità e istituzioni. La consapevolezza è il primo passo: riconoscere i segnali di pericolo e le dinamiche di abuso può salvare vite. Ogni persona ha il potere di fare la differenza, sia che si tratti di offrire un orecchio attento, supportare le vittime nella ricerca di aiuto, o partecipare e promuovere campagne di sensibilizzazione. Inoltre, la formazione continua e l’educazione su questi temi dovrebbero essere integrati in tutti gli aspetti della società, dalle scuole alle aziende, dalle organizzazioni non governative ai corpi di polizia. È fondamentale che tutti i settori lavorino insieme per creare un ambiente sicuro e supportivo, dove la violenza domestica non sia mai ignorata o tollerata. Infine, il cambiamento culturale è essenziale. Deve essere promossa una cultura di rispetto e uguaglianza, dove la violenza e l’abuso sono inaccettabili. Ogni azione, piccola o grande, contribuisce a costruire una società più sicura e inclusiva. È tempo di agire, di essere parte della soluzione e di aiutare a trasformare le parole in azioni concrete. Invito ogni lettore a riflettere su come può contribuire a questa causa. Che si tratti di educare sé stessi e altri, di offrire tempo come volontari in supporto alle vittime, o semplicemente di non restare in silenzio di fronte all’ingiustizia, ogni gesto ha il potenziale di scatenare un cambiamento positivo e, cosa più importante, di far scoppiare la bolla d’isolamento in cui l’individuo a volte si rifugia, riconnettendosi così con il suo ambiente sociale.